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Il PAPP-A test – la sua nuova applicazione

20.09.2023

2 min. Tempo di lettura

Il PAPP-A test è un esame importante nella diagnostica prenatale. Molti genitori ne fanno a meno senza conoscerne tutti i vantaggi. Scoprite quali rischi - oltre ai difetti genetici - rileva il PAPP-A test e perché vale la pena eseguirlo.

PAPP-A test: quando viene eseguito?

Il PAPP-A test è il nome colloquiale di un test composito eseguito nel primo trimestre. Il test si basa sulla valutazione congiunta di un’ecografia genetica e di parametri biochimici – proteina PAPP-A, beta-HCG libera e PlGF. Il test PAPP-A deve essere eseguito tra l’11a e la 14a settimana di gravidanza. A questo punto è necessario eseguire un’ecografia e un prelievo di sangue alla futura mamma. Il ginecologo inserisce tutti i dati in uno speciale computer e la paziente può ricevere il risultato completo del test, compresi i campioni di sangue.

PAPP-A test: perché vale la pena farlo?

Il PAPP-A test è stato originariamente sviluppato principalmente per valutare il rischio di anomalie cromosomiche. Alcune persone scelgono ancora deliberatamente di non sottoporsi a questo test perché ritengono che sapere che il bambino ha un difetto genetico non cambierà la loro linea d’azione o l’ulteriore corso della gravidanza. Tuttavia, non tutti sanno che questo test determina anche il rischio di pre-eclampsia. In questo modo è possibile prendere le dovute precauzioni e ridurre il rischio di preeclampsia. Per questo motivo, è consigliabile non saltare il PAPP-A test.

 

 

Risultato del test PAPP-A

Con il PAPP-A test, oltre all’esame ecografico, viene calcolato per ogni paziente il rischio di anomalie cromosomiche e soprattutto il rischio di pre-eclampsia. In base al risultato del test, viene stabilita la procedura da seguire. Se il rischio di aberrazioni cromosomiche è compreso tra 1:300 e 1:1000, si consiglia un test del DNA fetale, mentre se il rischio è superiore a 1:300, si suggerisce una diagnosi invasiva come l’amniocentesi. Se il rischio di pre-eclampsia è superiore a 1:150, la gestante deve assumere 150 mg di acido acetilsalicilico per notte fino alla 36a settimana di gravidanza. È importante assumere questa profilassi prima della 16a settimana, quando la placenta non si è ancora completamente formata.

 

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